Mi è capitato di chiedere a mia sorella “leggi l’inci!” e la risposta è stata: “che?!?”. 😛 Ok, spieghiamo un po’ a grandi linee cos’è ‘sta cosa astrusa e facciamo qualche chiarimento, ampliando anche il discorso per far comprendere meglio il tema.
In passato vi ho parlato di passaggio all’ecobio, di compromesso, di liste di ingredienti dannosi, di cosa sono i siliconi, di quanto essi facciano male… Però ho sempre dato per scontato che al giorno d’oggi un po’ tutti sappiano cos’è un INCI. Non dico che bisogna saperlo leggere, ma almeno sapere dove si trova…
Allora. INCI. E’ un acronimo: International Nomenclature of Cosmetic Ingredients. Vuol dire nomenclatura internazionale degli ingredienti cosmetici. Quindi gli ingredienti di un sugo pronto non costituiscono un INCI.
L’inci (ormai non lo scriviamo nemmeno con le lettere maiuscole perché è diventata una parola di uso comune 😛 ) viene riportato sul retro dell’etichetta di ogni flacone/tubetto/scatolo di prodotto cosmetico.
Un’informazione che non è propriamente evidente è che gli ingredienti contenuti in ogni inci vengono riportati per presenza in ordine decrescente, quindi troviamo prima quelli in concentrazione maggiore e poi quelli con concentrazione minore. In shampoo, balsamo, creme varie, il primo ingrediente è l’acqua (aqua), perché è il solvente. Se un olio è puro ed è accompagnato dai conservanti o dai coloranti, troveremo come primo ingrediente (o addirittura come unico) l’olio stesso, ad esempio l’inci dell’olio di cocco puro sarà coconut nucifera oil. Invece, quando la percentuale di un ingrediente contenuto è minore dell’1% può anche essere riportato in ordine sparso.
Non in tutti i paesi è obbligatorio riportare l’inci sulle etichette, ad esempio i prodotti venduti nei negozi etnici non riportano sempre la lista degli ingredienti, vedi l’olio di cocco KTC, oppure le varie marche di henné originali di Africa o Asia: bisogna fidarsi. Però, i Paesi che lo riportano, ovviamente, sono obbligati dal 1997 a riportarlo nella maniera corretta. E’ severamente vietato elencare degli ingredienti farlocchi, causa gravi conseguenze legali: ricordate quando nel 2011 era accaduto alla OMIA e il caso fu seguito da Striscia la Notizia? Ora noi non sappiamo se fosse una bufala ecc., comunque è una truffa perseguibile penalmente, poiché potrebbero insorgere non poche problematiche nel caso in cui il flacone con inci farlocco venga acquistato da un individuo allergico all’ingrediente omesso. Insomma dichiarare il falso è illegale sempre.
L’inci è costituito da parole illeggibili, strane, lunghissime. Sono parole latine che indicano l’ingrediente di derivazione vegetale che non ha subìto processi chimici col proprio nome botanico, quindi per genere e specie, in parole povere nome e cognome (alcuni esempi sono argania spinosa, lawsonia inermis, butyrospermum parkii). Altri ingredienti invece sono in inglese perché hanno subìto un intervento chimico (esempio: coloranti -colour index- sono espressi con CI e un numero, oppure sodium laureth sulfate).
Analizzare gli inci è più semplice di quel che sembra, abbiamo infatti a disposizione siti come il biodizionario, oppure app come Biotiful, che già fanno tutto da soli. L’importante, però, è studiare da sé ogni ingrediente, uno per uno, perché, come abbiamo detto in qualche post precedente, un ingrediente può essere segnato rosso o nero anche quando è naturale ma allergizzante. I petrolati invece sono segnati in rosso quando potrebbero essere tranquillamente segnati in nero, poiché inaccettabili, ma non sono sintetici. Bisogna sempre leggere, almeno velocemente, l’inci oppure controllare soltanto gli ingredienti segnati in rosso o nero, sempre che non siate a conoscenza di qualche vostra allergia particolare, in modo tale da togliersi ogni dubbio sull’effettiva dannosità provocata da alcuni ingredienti. 🙂
Ovviamente per decidere se un prodotto cosmetico è accettabile o meno, bisogna considerare anche la posizione dell’ingrediente dannoso. Ad esempio, se in un contorno occhi il silicone è al terzo posto, io non lo accetto. Se il silicone, in una formula lunghissima, si trova tra gli ultimi posti, e il prodotto costa 2€, DICIAMO CHE lo possiamo considerare accettabile. Sempre che non siamo ecobio addicted.
Alcune spesso allora si chiedono: come si fa a distinguere un prodotto ecobio da uno accettabile a prima vista?
Esistono dei certificati, o, in maniera impropria, dei bollini che vengono situati in evidenza sul flacone, in modo tale da essere notati a colpo d’occhio. Essi vengono assegnati ad un prodotto in base ad alcuni criteri, elencati qui per una panoramica generale e in questa pagina nello specifico per il certificato ICEA. Ovviamente immaginerete che è raro che un prodotto sia 100% ecobio.
Credo di aver descritto in maniera breve e sintetica cosa sia un inci e come vada letto. Con questo ho preparato un sorpresina per voi per farvi i miei migliori AUGURI 😛
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